Circo Massimo - Guida Turistica

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.: CIRCO MASSIMO
 Il Circo Massimo era un antico circo per gli spettacoli di Roma. Situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino, è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus. Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 621 m e largo 118 poteva ospitare 150.000 spettatori. La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, di altezza doppia, era ad arcate. La cavea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno. L'arena era in origine circondata da un euripo (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere. Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti e vi si trovavano sette ova e sette delfini da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa.
  I dodici carceres, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposti obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo che ne permetteva l'apertura simultanea. Sui lati lunghi e sul fondo opposto correvano le gradinate per gli spettatori ed al centro per tutta la lunghezza si elevava un terrapieno, che divideva in due il campo e veniva chiamato "spina". Su di essa prima furono collocate "uova" di pietra, poi sette delfini di bronzo, poi l'obelisco egizio di Ramsete II, infine l'obelisco tebano di Thutmosis III, il più alto che si trovi a Roma, (ambedue spostati dal papa Sisto V nel 1585, il primo in piazza del Popolo, il secondo in piazza S. Giovanni in Laterano). Tutti questi artifici servivano a dividere la pista, in modo circolare, per consentire lo svolgimento regolare delle gare.
  L'Imperatore Augusto fece erigere, sul lato sotto il Palatino, un "palco imperiale", da dove sia lui stesso, che tutti i maggiorenti di Roma, potessero assistere alle corse. Tutte le strutture del Circo all'inizio erano in legno, quindi facilmente caddero preda di incendi, il primo quello di "Nerone" che distrusse quasi tutta la città, il secondo sotto Domiziano.
  Ma in ambedue i casi gli Imperatori successivi provvidero alla sua ricostruzione, anzi lo migliorarono, realizzando una grande struttura con materiali pregiati, che durante il periodo rinascimentale, come successe anche ad altri splendidi edifici dell'antichità, furono depredati per essere usati in nuove costruzioni pubbliche e private. La spoliazione fu molto vasta, perchè se scendete a passeggiare nell'area, vi accorgerete che di reperti superstiti dell'immenso edificio ce ne sono veramente pochi: qualche pietra, qualche gradone.
  Ma le vestigia degli antichi edifici, che si ammirano sul lato del Colle Palatino, oggi restaurati e illuminati, fanno dimenticare la delusione del panorama odierno del Circo Massimo. Si allungano silenziose, le rovine, lungo il pendio del colle, sorridono seguendo il lampeggio della luce, si vestono dell'ombra della sera, che si stende pacata, in attesa del buio che non spaura, un buio conosciuto che sarà cancellato dalle luci sfumate dei lumini, accesi per il piacere dei nostri sensi.
  Sono di una bellezza sconvolgente, e vivono lì a imperitura memoria di "epoche d'oro" che, tramite loro, possono essere conosciute e immaginate, nei tempi e dalle generazioni future. Ho passato, a gustarmi questo angolo di Roma, ricco di echi suggestivi e significativi, almeno mezz'ora del mio tempo, ma non tempo perduto, no, tempo ritrovato, tempo che parla della immortalità dell'uomo attraverso le sue opere, manifestazioni del suo spirito geniale a immagine del Creatore.